Un diktat ministeriale


I Banchi monoposto e il futuro della scuola
In margine alla circolare del ministero del 17.07.2020


di Marco Orsi
Ideatore delle scuole Senza Zaino

Presidente dell’associazione Senza Zaino per una scuola comunità



Loris Malaguzzi è il fondatore delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia.  Da tutto il mondo vengono per studiare quello che viene definito il Reggio Approach, il modo, cioè, di pensare e organizzare l’attività didattica in favore dei bambini più piccoli per dare loro l’opportunità di una crescita attraverso le migliori stimolazioni educative. Una di queste è costituita dalla particolare attenzione allo spazio.  Anzi lo spazio nella prassi e nel pensiero del grande pedagogista costituiva un vero e proprio terzo educatore.  Maria Montessori, allo stesso tempo, ha fatto dell’organizzazione spaziale un punto di forza per le sue scuole diffuse in tutto il pianeta.  Ora però con la circolare a firma del capo dipartimento del Ministero della Pubblica Istruzione Giovanna Boda del 17.07.2020, tutto questo viene messo in discussione.  Rispunta il banco monoposto come diktat di Stato. Si propongono per la gestione della pandemia in previsione del rientro il banchino individuale, emblema indiscusso della scuola vecchio stampo, facendo carta straccia di visioni innovative, prospettive di cambiamento, ideali pedagogici.  Al centro ritornano i temi della sorveglianza, del controllo, dell’irreggimentazione.  Tutta un’altra cosa rispetto alle suggestioni di cambiamento emerse proprio in occasione del lockdown.

Vogliamo solo ricordare ai decisori politici e agli esperti  che da diversi anni il dibattito non solo nazionale, ma anche internazionale, è orientato a considerare lo spazio fatto di architetture che coinvolgono non solo gli edifici, ma anche gli arredi, componente indispensabile per la progettazione di un ambiente di apprendimento efficace.  In Italia diversi anni fa si è mosso sulla lunghezza d’onda del terzo educatore INDIRE, l’istituto di ricerca educativa, promuovendo scambi a livello europeo, seminari, suggerendo linee – guida. Un contributo significativo lo ha dato – ci sentiamo di dire – anche il nostro movimento delle scuole Senza Zaino che sin dagli inizi del duemila ha proposto una rivisitazione degli ambienti a partire dalla configurazione dell’aula scolastica in aree di lavoro dove sono previsti un'agorà, tavoli da lavoro per  4 – 5 alunni, mini - laboratori e angoli per attività di coppia e individuali.  Insomma uno spazio pluridimensionale per un insegnamento ricco e articolato, non monocorde. Da sempre abbiamo evidenziato come il tradizionale assetto scolastico definito dai banchi monoposto messi in fila di fronte alla cattedra corrispondesse ad una didattica passivizzante.  Sentite cosa dice Baricco nel suo ultimo libro intitolato the Game: Magari andrà avanti così ancora per decenni: ma certo il giorno in cui a qualcuno verrà in mente di rinnovare un po’ i locali, le prime cose che andranno al macero saranno la classe, la materia, l’insegnante di una materia, l’anno scolastico, l’esame.  Strutture monolitiche che vanno contro ogni inclinazione del Game”.  Fidatevi, andrà tutto al macero. 

Baricco ha in mente questo spazio monocorde al cui centro troviamo certamente il banco monoposto.  Dobbiamo ricordare che questa organizzazione spaziale nasce da lontano ed è stata ben descritta – e criticata - da Michael Foucault in un libro famoso dal titolo emblematico Sorvegliare e punire.  Essa si focalizza sul controllo dei corpi, sulla divisione tra chi agisce e che esegue (insegnante da una parte l’allievo dall’altra), sui tempi frazionati, sulla standardizzazione dell’insegnamento per cui tutti gli allievi della stessa età sono trattati allo stesso modo, con buona pace di Don Milani, che appunto criticava la scuola che faceva parti uguali tra disuguali. Per non dire poi dell’individualismo per cui ogni tipo di collaborazione viene esclusa.  Si tratta, come ben si evince, di un modello tayloristico, che tra l’altro oggi viene messo da parte in molte aziende avvedute, le quali hanno capito come sia necessario promuovere il lavoro di team, responsabilizzare e dare fiducia ai propri lavoratori, stimolare la creatività e la produzione di idee, per cui si pone un’attenzione particolare anche a come sono disposti tavoli, armadi, luci, sedie.  Naturalmente sappiamo che gli insegnanti, e tra questi quelli  italiani, cercano in qualche modo di ovviare alla rigidità tradizionale, accostando banchi, rimuovendo cattedre, sollecitando forme di lavoro scolastico improntate al cooperative learning. Abbiamo anche aziende nazionali che da tempo si sono cimentate nel progettare e realizzare nuovi arredi per le scuole, divenendo importanti riferimenti per Istituti Scolastici e Università.  Abbiamo movimenti come il nostro delle scuole Senza Zaino, che ha cercato da qualche decennio di immaginare la progettazione di ambienti di apprendimento secondo un Approccio Globale al Curricolo dove l’hardware dello spazio e il software delle metodiche didattiche potessero intrecciarsi.   Ora tutto questo sembra implodere con la circolare del nostro Ministero.  Senza venir meno alle esigenze di sicurezza sanitaria abbiamo diffuso un documento dove mostriamo come sia possibile mantenere le distanze, Possibile che non si possano trovare soluzioni rispettose del lavoro di anni di enti, scuole, associazioni, istituzioni che si sono mosse per il futuro alla scuola italiana, senza per altro venir meno alle esigenze della sicurezza sanitaria? Ecco – parlando a nome di migliaia di genitori e di insegnanti del nostro movimento - chiedo un ripensamento perché la scuola non deve essere definita dalla pandemia, ma al contrario questa emergenza drammatica deve darci il coraggio di guardare avanti.


Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. ... a proposito di distanza tra teoria e pratica: i banchi proposti per la scuola primaria sono alti 64 cm ... praticamente solo per la classe prima ... quelli per le medie sono alti 71 cm, quelli che alla primaria si usano dalla classe terza.

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