APPLE: VISION E EDUCAZIONE




           

Un meeting all’Apple Center di Cupertino

APPLE: VISION E EDUCAZIONE

Suggestioni per la scuola e
per il movimento Senza Zaino
di Marco Orsi (bozza) - 16.07.2019
La vision di Apple

Mi aspettavo un incontro promozionale, ma sono stato piacevolmente smentito. Il meeting sull’educazione di Apple, mi ha restituito l’immagine di un’organizzazione che, nonostante la sua estensione multinazionale, riesce a trasmettere il senso della propria mission e la forza della propria vision.    Credo che io assieme ai circa 30 testimonial italiani invitati a Cupertino  (16 luglio 2019) ce ne siamo accorti.  Sentite le parole di Tim Cook CEO di Apple:



Crediamo di essere su questa terra per realizzare prodotti di eccellenza e questo per noi è fondamentale. Ci concentriamo costantemente sull'innovazione. Crediamo nel semplice, non nel complesso. […]. Crediamo nel dire di no a migliaia di progetti, in modo da poterci davvero concentrare su quei pochi che sono veramente importanti e significativi per noi. Crediamo nella collaborazione profonda e nello scambio reciproco e nella interdisciplinarità per quanto riguarda il modo di lavorare dei nostri gruppi.  Ciò ci consente di innovare in un modo che gli altri non possono fare. Francamente, non ci accontentiamo di qualcosa di meno dell'eccellenza in ogni settore dell'azienda, e abbiamo l'onestà di ammettere quando sbagliamo e il coraggio di cambiare. E penso a prescindere da chi sia e quale lavoro svolga, che questi valori siano così integrati in questa azienda che – sono sicuro - Apple farà molto bene.


Il coraggio e i dettagli

La culture of bravery, la cultura del coraggio, è ciò che lega la ricerca dell’eccellenza all’innovazione, come ci ha detto Ted Lai education developer di Apple.  Si tratta di non accontentarci del già dato e, al tempo stesso, di pensare diversamente, immaginando l’impossibile. Il riferimento è a Steve Jobs e alle sulle sue idee che all’inizio sembravano assurde, ma poi si sono rivelate vincenti trasformandosi in quegli oggetti di uso quotidiano, che hanno cambiato i nostri comportamenti e atteggiamenti.  Questa cultura del coraggio vale per ogni settore della nostra società compresa la scuola. Anche qui dovrebbe trovare posto la ricerca dell’eccellenza, che si nutre di fatica e di impegno e allo stesso tempo di creatività e divergenza.

L’ordine e l’organizzazione degli spazi degli ambienti Apple, le presentazioni dei relatori, finanche il lunch offerto a fine mattinata, indicavano un’attenzione ai particolari davvero rilevante che ci ha invitato a capire come l’eccellenza si annidi nella cura dei dettagli.  Se con Senza Zaino ci teniamo all’eccellenza dobbiamo con più coraggio porre questa attenzione ai dettagli: pensiamo ai nostri spazi, alla preparazione delle attività, ai modi di allestire le nostre riunioni, alle relazioni quotidiane che ci coinvolgono. Proviamo – tanto per dire - ad organizzare nel dettaglio un’ora di attività scolastica non lasciando niente al caso e all’improvvisazione o a migliorare i nostri modi di incontrarci per decidere, valutare e progettare.


La semplicità e la leggerezza

Inoltre on possiamo fare a meno di considerare un altro valore centrale per Apple, la semplicità connesso strettamente a quello della leggerezza.  La quasi ossessione di Apple è stata, fin dal suo nascere, quella di creare oggetti semplici, friendly -  amichevoli, facili da usare.  Non ci sono corsi di formazione da fare, insegnati da pagare, scuole da metter su per imparare l’uso di un iPhone, di un Mac, o di  un iPad.  Basta procedere per tentativi ed errori, prendere confidenza con il mezzo: è un invito all’autoapprendimento, a quel self - learning che sicuramente avrà più spazio nel futuro: con esso dovranno confrontarsi – appunto con coraggio – tutti i sistemi scolastici.  La semplicità non contro la complessità, ma per rendere il complesso semplice.  Uno smartphone è uno strumento di una complessità inaudita, ma al tempo stesso inaudita è la sua semplicità d’uso.  Si tratta di un valore, quello della semplicità, che andrebbe applicato in tutte le organizzazioni che oggi esprimono gradi di complessità sempre più elevati, inclusa la scuola.  La sfida è alleggerirsi, essere semplici nel modo di progettare, lavorare, comunicare.

Ted Lai – in linea con Tim Cook -  ha insistito sul principio dei mille no per ogni si, da intendersi come necessità di concentrarsi su quei pochi progetti importanti che si ritengono significativi.  Il pensiero va allora al sovraccarico dei Piani Formativi dei nostri istituti e a quanto esso generi complessità e disorientamento, per cui i punti essenziali si perdono in un mare magnum di parole, azioni, eventi.  Dire no implica saper sceglier una chiara direzione, e per ciò serve coraggio, il coraggio che conduce all’eccellenza.

Naturalmente la semplicità si lega alla leggerezza. Ciò che è semplice è, in definitiva, leggero.  Gli oggetti Apple sono progettati per essere non solo semplici ma anche leggeri.  È leggerissimo il MacBook Air con cui scrivo, ma lo sono anche gli iPad, e lo sono ancora di più i device di ultima generazione. La ricerca della leggerezza è qualcosa che si respira nell’Apple Center di Cupertino.  La parola - chiave è thin che sta per sottile e leggero. I saperi essenziali, l’organizzazione alleggerita, l’uso di cartelle leggere e sottili al posto degli zaini, la limitazione dei libri di testo, l’introduzione di tablet, i Piani formativi asciutti e sobri: tutto questo ed altro significa semplicità e leggerezza, e nel contempo ricerca dell’eccellenza, ovvero insegnamento e apprendimento efficace aperto alle sfide del terzo millennio. Ma quanto ne siamo convinti? Quanto le scuole sono orientate in questa direzione?  Quanto coraggio abbiamo di togliere, tagliare, asciugare, alleggerire in tutti gli aspetti della didattica e della organizzazione scolastica?

Collaborare e dare feedback: il duty of dissent

La collaborazione e lo scambio di pratiche, come era immaginabile, sono altri valori che fanno parte della visione Apple.  E ovviamente sono proposti anche alle scuole dal dipartimento Apple Education.  Tutto ciò implica conseguenze importati.  La prima è il lavoro interdisciplinare: si pensi a quali varietà di expertise e approcci disciplinari necessari per i prodotti Apple che non sono solo hardware, ma anche software, applicazioni di vario genere.

Collaborare - ha detto Dominic Liechti direttore delle strategie educative di Apple - significa essere connessi, saper lavorare in team, ma implica anche l’attenzione alla personalizzazione nei programmi di apprendimento.  Si tratta, insomma di differenziare l’insegnamento, di partire dal livello espresso da ognuno, non dimenticando di porre sempre compiti sfidanti.  La collaborazione, tuttavia, non è armonia a tutti i costi, viene infatti messo in luce il duty of dissent, il dovere di dissentire. Collaborare non significa uniformarsi, ma accogliere le diversità e saper dissentire chiaramente, avendo il coraggio di dire quello che si pensa anche tra pari, con i colleghi.  È il valore del feedback che prima di inviarlo agli studenti, ciascun docente dovrebbe avere la responsabilità di scambiarselo a vicenda, non esimendosi dal far notare cose spiacevoli: ad Apple si dice che la critica fa crescere, dà un contributo per il miglioramento di ciascuno. Qui ritorna, come ben si capisce, la culture of bravery, che ci incita ad avere il coraggio di turbare, seppur con delicatezza e rispetto, quella finta armonia che talvolta cala come un coltre fumosa nei nostri luoghi di lavoro, compresa la scuola.   


Gli strumenti della didattica: la realtà aumentata

Diverse suggestioni a Cupertino sono emerse per migliorare le organizzazioni e nello specifico la scuola e la didattica.  Alcuni aspetti particolari dell’Education sono emersi nell’intervento di Brad Scott esperto di Augmented Reality Education e in quello di Gordon Shukwitt direttore della Apple Developer Accademy.  Il primo ha illustrato app. facilmente impiegabili – come è nella visione Apple – relative alla realtà aumentata, facendoci fare esperienza con gli iPad messi a disposizione dei 35 partecipanti al meeting.  App. come Civilisation AR, Jigspace, Geogerba AR forniscono ottimi strumenti di realtà aumentata che creano ambienti e oggetti virtuali, mettendo a disposizione risorse altrimenti non reperibili facilmente né economicamente accessibili nel lavoro scolastico.  Dobbiamo chiederci quanto in Senza Zaino la Fabbrica degli Strumenti non debba inglobare anche la dimensione della realtà aumentata, la quale sicuramente diventerà importante, assieme a quella tattile e corporea, nell’immediato futuro.

Gordon Shukwitt, ha presentato la Apple Accademy di Napoli[1], una realtà davvero interessante e innovativa, che è un vanto per il nostro Paese.  Si tratta di una scuola che accoglie giovani e meno giovani che hanno idee e entusiasmo per sviluppare nuove applicazioni.  La struttura didattica è definita da ambienti architettonici specifici.  Ci sono i laboratori chiamati Labs, le lezioni magistrali per ampi gruppi sono tenute in uno spazio chiamato Main classroom, poi abbiamo la Boardroom dove si lavora per piccoli gruppi e, infine, ci sono i Learning pods ovvero luoghi a configurazione multipla dove si lavora da soli avendo così la possibilità di concentrasi individualmente.

Alla Apple di Napoli l’insegnante gioca un ruolo di facilitatore e mentore, mentre gli studenti sono invitati a essere owners (proprietari) del proprio apprendimento, in una logica di compiti sfidanti e di invito alla autovalutazione e al miglioramento continuo.  I Pitch Day ricordano le conferenze montessoriane, dove gli studenti alla fine del loro percorso di invenzione e produzione, presentano il loro lavoro, l’applicazione che hanno ideato.  Insomma si tratta di suggestioni didattiche – come si capisce - sulla nostra lunghezza d’onda.

Apple, i tre valori e lApproccio Globale al Curricolo di SZ

Per finire vale la pena di ricordare che nella vision di Apple troviamo anche il valore della bellezza, ovvero quel senso estetico che fa tutt’uno con la leggerezza e la semplicità.  Sono tutti valori che troviamo realizzati anche nella pedagogia montessoriana e che Senza Zaino intende praticare.  L’Apple Center è un monumento alla bellezza[2] delle forme sia nella struttura esterna, che nella configurazione interna degli spazi, un monumento progettato dal famoso architetto londinese Norman Foster.   Vale la pena di ricordare il fatto che la bellezza è globale, cioè incorporata in tutta l’oggettualità Apple, dagli edifici, agli ambienti interni, riguardando ovviamente i suoi prodotti compresi quelli più famosi: l’iPod, l’iPhone, il Mac, lo Watch. La cura del design insomma sfocia nella bellezza, sposandosi con il messaggio di base dell’azienda americana: prima ancora di quanto dichiarato dai suoi leader, prima ancora di quanto scritto nei documenti, la vision emerge proprio dalla oggettualità che diffonde un clima particolare e instilla di per sé i valori che si vogliono rendere pratici. 

Ci chiediamo allora il perché del fatto che questa modalità che si basa, prima ancora che sulle parole, sugli oggetti, non possa costituire un filo conduttore per le scuole ad ogni latitudine del globo terrestre. Design, comunicazione efficace, bellezza nella dimensione oggettuale dovrebbero essere i primi segnali tangibili, sensorialmente evidenti, legati al linguaggio non verbale, di un’offerta formativa che si ispira a certi valori. Questo è quello che viene chiamato tradizionalmente curricolo implicito e che definiamo Approccio Globale al Curricolo: per noi quell’implicito deve essere esplicitato, ciò che è nascosto disvelato e progettato. Tutto – sappiamo - ha un valore coerente con la vision  e ciò ha a che fare con quell’allineamento intenzionale che riguarda la predisposizione di obiettivi, la progettazione degli spazi, l’uso di strumenti didattici, l’impiego delle metodologie e così via.

Questo Approccio Globale fa degli oggetti i detentori di un messaggio che è come l’humus capace di fecondare il terreno, è come il fertilizzante che rende possibile la crescita di piante belle e forti, lì in questo terreno i fiori dei tre valori che professiamo, la responsabilità, l’ospitalità e la comunità possono trovare l'habitat adatto per mettere radici, per far crescere e prosperare il nostro modello di scuola.

Commenti

  1. Bellissima esperienza, che ci invita a riflettere profondamente sul nostro modo di lavorare.

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