GRUPPO DI FIRENZE: CONTRO IL DECLINO DELL'ITALIANO A SCUOLA - LETTERA...


IL DECLINO DELL'ITALIANO A SCUOLA


Certamente la lettera dei 600 professori sul problema dell'insegnamento delle conoscenze di base in merito alla lettura e alla scrittura stimola diverse considerazioni.  La prima è che effettivamente ci deve essere un impegno più forte per una scuola di qualità che consenta il "raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici  di base da parte della grande maggioranza degli studenti".  

La questione è però come fare a raggiungere questi scopi, se prevalentemente con strumenti di controllo di tipo sanzionatorio o se invece con strumenti di coinvolgimento motivazionale.  

Insomma dobbiamo puntare sull'appassionamento allo scrivere dei bambini o invece sull'uso della penna rossa e blu?  Si pensa sia più efficace l'impiego del voto per indurre un certo risultato, o al contrario c'è uno spazio per sollecitare  l'azione responsabile del bambino,  avendo fiducia che risponda consapevolmente? Insomma siamo sicuri che possiamo far scoprire la bellezza della comunicazione linguistica attraverso armamentari impositivi?

Questo non vuol dire pensare ad una scuola poco seria, facile, non impegnativa.  Noi abbiamo visto che se diamo responsabilità e creiamo situazioni per compiti sfidanti, i bambini crescono e lavorano duramente.  Bisogna però uscire da una situazione di stallo di una scuola che si dibatte tra l'essere lassista e  l'essere nostalgica dei vecchi schemi autoritari.

Nel movimento Senza Zaino - per esempio - sin dagli inizi abbiamo curato la scrittura a mano in modo meticoloso, ma lo facciamo appassionando i bambini.  Si può!  Come poniamo attenzione alla correttezza ortografica e alla sintassi.  Abbiamo creato in proposito strumenti didattici dalle svariate fogge per coinvolgere i bambini in modo che ciascuno possa trovare il suo percorso per raggiungere queste competenze.  E c'è impegno, serietà e dedizione sia in loro che nei nostri insegnanti.

Purtroppo la nostra scuola rischia di dimenticarsi della didattica, pensando che i controlli, le valutazioni e i test siano quelli che possono far cambiare.  Al momento servono semmai per dire agli insegnanti e ai bambini che così non va bene, che sono inadeguati.  È un modo di fare demoralizzante che non sembra proprio funzionare.

Le nostre aule scolastiche sono come scimmie nude, per usare la formula dello zoologo Desmond Morris.  Prive di idee e di strumenti.  Queste invece dovrebbero essere un luogo dinamico,  il posto di una didattica ricca di strumenti e metodi variegati, capaci di adattarsi in modo creativo alle sfide dell'apprendimento e della crescita dei bambini e dei ragazzi.  Queste sfide sono piuttosto impegnative e non si risolvono con ricette solo apparentemente facili.


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